La città annonaria, realtà della Zona quattro

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo preso in considerazione la città annonaria nella sua componente relativa al commercio delle carni. In questo, invece, ripercorreremo la storia del commercio della frutta e della verdura, con particolare attenzione alla sua notevole rilevanza in zona quattro.
Penso infatti sia ben noto che la Palazzina Liberty fungeva a suo tempo da luogo di contrattazione delle verdure che ivi arrivavano dalla provincia milanese. Ma procediamo con ordine.

La sede originaria del "verziere" si trovava nell'omonima via, posta nei pressi di piazza Fontana, ove la povera gente si approvvigionava di questa verdura (la verza) quotidianamente, grazie al suo basso prezzo (più raramente riusciva ad unirvi il riso, in generale scarso, per prepararsi riso e verze).
Nel 1911 si decise di spostare la sede in altro luogo, e fu scelta la zona quattro, ove sorse così, nell'area attualmente nota come Parco Formentano, il primo mercato ortofrutticolo organizzato d'Italia (e contestualmente la stazione ferroviaria annonaria di Porta Vittoria, di cui abbiamo già parlato).
Le tettoie erano predisposte a tre campate: nel mezzo, la corsia di circolazione della gente, nelle altre due i posteggi degli ambulanti. Gli ingressi erano in numero limitato, aperti anche la domenica, ma chiusi il lunedì; le vie circostanti ospitavano automezzi, carri e asini, mentre i cavalli erano per lo più ospitati nell'ampio recinto che si trovava tra le vie Anfossi, Anzani (nel tratto ora scomparso), Bezzecca e Cadore (a lato, cioè, della vecchia sede del Consiglio di Zona 4, che all'epoca svolgeva la funzione di Palazzina Uffici del Verziere).

Oltre agli ortolani generici (la maggior parte), si trovavano anche contadini che recavano specialità locali, come le ciliegie di Bareggio, i piselli di Miradolo e le patate di Rovello Porro. Un'altra categoria importante era quella dei facchini: li si distingueva per la divisa, un'ampia vestaglia a strisce verticali bianche e azzurre, dotata di ampie tasche, sotto cui, nei primi tempi, si trovava una blusa abbottonabile degli stessi colori, presto abbandonata.
Anche per queste persone la vita era tutt'altro che facile: come tramandano alcune fonti, i braccianti affittavano in gruppo abbaini e sottotetti per non sobbarcarsi viaggi giornalieri; inoltre, la merce giungeva al mercato a mezzanotte, poi a partire dalle due venivano aperti i posteggi e la vendita iniziava solo alle 6.
La seconda guerra mondiale sottrasse alle ortaglie uomini, trattori, autocarri, benzina, perfino cavalli: rimasero solo i buoi. Pian piano la sede venne smantellata, sparirono le tettoie a capriate in ferro e vetro, e di questa realtà rimase, oltre al citato edificio sulla via Bezzecca, solo il Bar Centrale, dove a mezza mattinata gli espositori pasteggiavano a base di trippa, cassoeula e nervetti con cipolle; essa prese in seguito il nome di Palazzina Liberty, per via dei suoi fregi a rilievi floreali, ferri battuti e decorazioni in ceramica riconducibili a quello stile; ricordiamo che l'edificio fu progettato dall'architetto Migliorini.

In seguito il mercato fu spostato in una zona più esterna della città, laddove esso sorge attualmente; ed infatti, nel 1965, forse il terzo in Europa, sorse, in fondo a via Lombroso (ben connesso con la ferrovia, così come lo era stato il suo predecessore), il Nuovo Mercato Ortofrutticolo all'ingrosso (meglio noto come Ortomercato), all'epoca il primo in Italia per dimensioni, con i suoi 10 milioni di quintali di merce annui, un decimo del traffico nazionale.
Architettonicamente, l'edificio più di rilievo di questa struttura è sicuramente il grattacielo che vi sorge al centro, che ha sempre ospitato l'amministrazione della società che gestisce il mercato (attualmente denominata SoGeMi), e che pure al suo interno ospita alcune attività commerciali. Alla nascita, si trattava anche del più grande Frigomercato d'Europa, disponendo di ben 280.000 metri cubi, di cui 80.000 refrigerati.